La Leggenda
Secondo il celebre poeta dell'antica Roma, Ovidio, nella sua Opera le Metamorfosi, il corallo rosso nacque dal sangue di una delle Gorgoni, Medusa, quando Perseo la decapitò. Le Gorgoni avevano capelli a forma di serpenti, ali d'oro e mani di bronzo, e il aspetto mostruoso rendeva di pietra chi incrociasse il loro sguardo.
Il sangue gocciolante dalla testa recisa di Medusa, al contatto con la schiuma creata dalle onde, pietrificò alcune alghe che col sangue divennero rosse.
Per molti secoli è stato un elemento ibrido, in quanto si vedono convivere nel corallo gli elementi distintivi dei tre regni della natura quello animale, vegetale e minerale.
La Storia
Nell'antica Roma il corallo era usato e conosciuto per le proprietà curative e apotropaiche.
Numerosi sono i dipinti, le raffigurazioni e le descrizioni che vedono neonati indossare rametti di corallo, a volte a forma di croce, che hanno reso il corallo un vero e proprio amuleto contro il maligno.
Già dal 1400, il corallo veniva pescato grezzo nel sulle coste Italiane e lavorato in grandi quantitativi a Torre del Greco, città sul mare, alle pendici del Vesuvio, distante una decina di km da Napoli.
La sapiente lavorazione del corallo, fece spostare l'interesse da un aspetto mistico ad un elemento di stupore per le realizzazioni di oggetti di un artigianato raffinato a tema religioso o mitologico, che ben presto trova i favori delle corti italiane e spagnole, in particolare.
Si deve però attendere il 1806 perchè la lavorazione del corallo veda riconosciuta il proprio legame con la città di Torre del Greco, in maniera ufficiale . Il tutto avviene per merito di Paolo Bartolomeo Martin, un marsigliese di origini genovesi, che aveva appreso l'arte della lavorazione del corallo in importanti e prestigiosi laboratori di Marsiglia. Costretto a lasciare la sua terra dopo la rivoluzione francese, raggiunge Torre del Greco, dove subito intuisce il potenziale economico e naturalistico del luogo.
La data è il 27 marzo 1805, in questo giorno Martin ottenne dal re Ferdinando IV di Borbone il consenso di aprire la prima fabbrica di lavorazione del corallo a Torre del Greco e l'esenzione dei dazi per l'esportazione del corallo lavorato e per il commercio interno al Regno, a patto di formare giovani apprendisti nella lavorazione del corallo.
Da allora si è tramandata per generazioni l'arte della lavorazione del corallo a Torre del Greco.
Nel 1876 con decreto della XII legislatura, veniva istituito a Torre del Greco la "Scuola d'Incisione sul Corallo e di Disegno artistico e industriale", proprio per garantire la formazione dei giovani all'arte dell'incisione.
La Sostenibilità
La lavorazione del corallo nel corso dei secoli ha visto purtroppo anche una reperibilità della materia prima fatta per molti anni con strumenti non idonei e poca consapevolezza della sostenibilità dell'ambiente biomarino.
Per la pesca del corallo veniva utilizzato un strumento a forma di croce, denominato "ingegno", che aveva il compito di arare il fondale marino facendo recuperare il corallo. Con questo sistema però, il corallo veniva sdradicato dal fondale impedendo la ricrescita del corallo.
Con il tempo, le strumentazioni e la conoscenza dei biosistemi, si è proceduto a regolamentare la pesca del corallo, per garantire la sostenibilità dell'ecosistema.
A tal fine è importante chiarire che i coralli utilizzati nella realizzazione dei gioielli sono molti diversi dai coralli delle formazioni coralline. Il tipo di corallo utilizzato e lavorato per realizzazione di gioielli appartiene alla famiglia delle Gorgonie, mentre i coralli delle barriere coralline tropicali appartengono alla famiglia delle Madreporaria, che vivono in acque poco profonde e risultano essere troppo fragili per essere lavorati nella gioielleria e la loro raccolta e commercializzazione è vietata.
Le 5 specie di coralli che utilizziamo per i nostri gioielli sono: Corallium rubrum (dal Mar Mediterraneo), Japanicum, Elatius, Secundum e Konjoi (tutti dall'Oceano Pacifico).
Nessuna di queste specie proviene da barriere coralline tropicali.
Il corallo Japanicum ha colori che vanno dal rosso intenso del corallo rosso scuro giapponese (Aka) al rosa chiaro del famoso corallo Pelle d'angelo (Bokè) e dall'arancione del Cerasuolo al bianco rosato del corallo Deep sea o Missu.
Si può trovare anche a grandi profondità (fino a 1000-1500 metri di profondità), da cui il nome: Deep Sea Coral.
Dal 1° luglio 2008 questa specie è stata inserita nell'Appendice III della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (C.I.T.E.S.).
Da allora, solo i coralli raccolti prima di quella data sono stati lavorati.
Il Corallium rubrum, noto anche come Corallo sardo o Corallo mediterraneo, vive a profondità fino a 200 metri ed è generalmente di colore rosso, con tonalità più chiare o più scure a seconda della sua origine.
L'estrazione di questo corallo è consentita e regolamentata da una legislazione speciale che esiste da anni ed è stata applicata in tutto il Mar Mediterraneo.
Grazie a questa legislazione, gli scienziati hanno stabilito che queste due specie di coralli non sono in pericolo di estinzione perché sono adeguatamente protette.
Stiamo lavorando in prima linea per garantire il loro "uso sostenibile" sotto il controllo dell'agenzia FAO Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (GFCM).
"Uso sostenibile" significa pratiche di raccolta che garantiranno che la materia prima che alimenta la nostra imbarcazione sarà disponibile per molto tempo.
Le normative più importanti per la gestione dei coralli nel Mar Mediterraneo sono:
• La raccolta può essere effettuata solo da subacquei nominati di anno in anno attraverso decreto del Ministero.
• L'unico strumento consentito per la raccolta è un'ascia.
• È vietata la raccolta a profondità inferiori a 50 metri.
• I raccoglitori autorizzati sono tenuti a segnalare le quantità raccolte alle autorità compilando un modulo specifico che viene utilizzato per creare un database.
• È vietata la raccolta di rami di corallo con un diametro inferiore a 7 mm.
• I coralli raccolti possono essere sbarcati solo nei porti designati dalle autorità locali. I piani di gestione locale che regolano la raccolta dei coralli in diverse aree del Mar Mediterraneo consentono di attuare misure più restrittive rispetto alle normative elencate sopra.
La gestione locale si basa su un sistema che limita il numero di licenze di raccolta rilasciate, stabilisce quote di raccolta per tutti i raccoglitori, assicura che le aree di raccolta siano ruotate e limita il periodo di raccolta.
Tutte queste misure prese insieme, sotto la supervisione costante del GFCM, rendono la raccolta dei nostri coralli ecologica e sostenibile e proteggono l'ambiente marino.